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Figurazione azzurra e nera (I)
Acquerello e acrilico

La figurazione rimanda al disegno giapponese contemporaneo, che il pittore sembra far suo pur senza conoscerlo. Raggiunge, infatti, esiti formali molto simili partendo da presupposti totalmente diversi, dalla figurazione occidentale, per intenderci.
Il disegno sembra aerografato sul metallo lucido, con l'ambizione di apparire a tutto tondo e conquistarsi una meritata dignità scultorea. La figura robotica, vista con l'occhio del Nostro, dà i numeri a tanta letteratura figurativa dei cartoons giapponesi, supportata da un immenso background di fumetti specialistici che hanno fatto la fortuna della nuova figurazione orientale, nata a ragione dall'allarmismo dell'era post-atomica. Non le opere prodotte da Hayao Miyazaki, non confondiamoci, ma quei robots che rimbombano nelle orecchie di tutta una generazione di ragazzi, che nutrivano il loro immaginario di alabarde spaziali e magli perforanti.
Ma Cannella, quei cartoni, neanche li conosce, non sa chi siano quegli eroi virtuali. Ripercorre, lo vedremo, la lezione disegnativa dei maestri giapponesi (Hokusai, Kyonaga, Hiroshige)* giungendo autonomamente a tali esiti formali. Quello che noi potremmo considerare un robot egli lo ritiene soltanto un inconscio sentimento di misura con la grande tecnica disegnativa nipponica che ha ispirato tanti artisti dell'avanguardia storica. Ne è testimone il fatto che la figurazione, di per sé, non è un disegno lineare, ma ci sono macchie profonde e trasparenti, blu-grigi spolverati e spruzzati tra l'essenzialità dei contorni.

*Vedi "99Dipinti Orientali"

Testo critico tratto da "Cento Opere su Carta"
(Paolo Sirena e Flaminia Fanari)

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