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Madri di Sardegna
Smalto

Di mediterranea statura, l'opera rappresenta un ritratto storico di madre sarda, la seconda concessione dell'autore alle figure materne dell'Isola. Si tratta di una figura imperativa e monolitica, che trae la sua energia dalla solida componente psicologica, dal disegno e dalla luce.
Calandola in una prospettiva storica, della storia più infelice della Sardegna, il pittore sembra voler descrivere la madre, neanche tanto antica, del pastore o del bandito. La genitrice, nella mandibola rinforzata, denota le qualità di una madre che difende e consola, che sopporta la fatica del lavoro fisico e sa somatizzare il dolore. Per questa sobria coscienza ha il senso della statuarietà portata alle estreme conseguenze.
La robusta conformazione del viso ne traccia i confini storici e psicologici, a partire dal pronunciato strabismo, dalla suggestiva anatomia del mento corto che prosegue nella fronte piccola ma salda. Nel volto privo di noiose muscolature, la bocca severa e le grosse sopracciglia, su cui cade un'ombra funesta, concludono la tipologia di una figura matriarcale del primo '900 isolano.
Il pittore ripropone nei tratti neri, possenti, ottenuti con sicure spatolate sulla carta, la violenta creatività istintiva che trova nella gestualità il suo primo modus exprimendi.

Testo critico tratto da "Cento Opere su Carta"
(Paolo Sirena e Flaminia Fanari)

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